Per il canone di 6 onze annue di diritti di proprietà e dominio, il
Conte di Modica Lodovico Enriquez Caprera
concesse, il 10 aprile 1565 con atto del notaio Gian Simone Di Giacomo,
“le
terre vocate dello Scaro seu Puzzallo, aut Centobucari,
confinanti con trazzera di Sancte Marie Fucalli, vignalibus di Comitini,
via pubblica che va ad Turrim Puzzalli, Litore Maris ed altri confini”
a Don Vito Cultrera Restivo, che
nel 1602 le vendette a sua volta alla famiglia Bonanno.
Il
20 novembre 1641 Giambattista Bonanno
dotò del fondo Scaro lo sposo della sorella Lucia,
Antonio Salemi, il quale il 15
giugno 1687 lo donò al figlio primogenito,
Barone Biagio Salemi.
Quest’ultimo il 16 novembre
1701 diede in dote il fondo “alla figlia
Donna Francesca in
circostanza di darla a marito al Barone Francesco Cuella di Spaccaforno”.
Il 28 ottobre 1717 il Barone Francesco
Cuella permutò il territorio dello Scaro con la
Baronessa Anna Lorefice, da cui ebbe
una tenuta in Modica.
Nel 1779 il
feudo pervenne a Don Romualdo Mattia
Lorefice Platamone, discendente ed erede della Baronessa Anna
Lorefice, VII Barone di Mortilla e I Marchese dello Scaro, titolo
quest’ultimo ricevuto il 28 marzo 1815 per i servizi resi alla Corona
dalla sua casa commerciale nel Feudo dello Scaro. Fu arrendatore del
Macino di Pozzallo ed ottenne, nel 1811, il decreto di edificazione
della città di Pozzallo. Col dispiegarsi delle fortune del Lorefice, si
moltiplicarono di pari passo i benefatti nel feudo. Ai lavori dei
muratori impegnati nelle case, nei palmenti e nei magazzini, seguirono
quelli dei falegnami e dei contadini. Vennero cambiati i finestroni,
costruite porte, mobili, armadi per la segreteria, per le alcove e per i
guardaroba. Si “smacciò per impiantar vigne” e si fecero vanelle
“carreggiate”.
Nel 1829, alla morte del Marchese, il titolo ed il feudo pervennero,
come da testamento del 2 febbraio 1829 al nipote
Giuseppe Polara Lorefice.
Quest’ultimo con atto di donazione del 29 marzo 1840 passò titolo e
feudo, con la Villa in parte completata, al figlio
Don Giorgio Polara Lorefice, sposo
di Domenica Tedeschi.
In una dichiaratoria del 5 giugno 1852, così sottoscrissero Giorgio
Polara Lorefice e Domenica Tedeschi: “Nel 1852 i benefatti ed i
confini erano i seguenti: Casina a più corpi incompleta di fabbrica e di
mobilia, con magazzini, cavallerizzo, pagliarolo, case di palmenti, case
di massaria, tegolara con pozzi nella contrada Bue Marino, confinante
con terre degli eredi di Don Saverio Nicastro, via pubblica, Pantanelli
di Pietre Nere, terre di Vaccaro, acqua di mare e altri confini.
Giorgio Lorefice fece le seguenti migliorie: nella casina fece costruire
le volte tutte del piano superiore principale. Più intieri i piccoli
quartini del secondo piano dei quali prima della donazione non
esistevano che le sole basi delle gradinate. Inoltre l‘intero quarto
superiore continente Cucina, Camera da mangiare, passetto di
comunicazione della camera da mangiare, e tutti i riposti e ripostini
annessi al cennato quarto, nonché la scala privata che serve per
portarsi nella cucina le persone di servizio.
Più tutto l’intonaco, gli stucchi e le pitture di ogni sorta ne’ piani
superiori. Più la pittura di quarti e le officine basse.
Più la Chiesetta piccola, e lo incominciamento della Chiesa grande.
La rimessa più un’altra stalla contigua alla rimessa con sua pagliera e
camerino per comodo del cocchiere. Due camere inferiori per uso della
servitù. Altra stalla grande con sua pagliera contigua a dette camere,
ed una casa di frasche contigua alla detta stalla, ed all’entrata della
scala che conduce alla cucina.
La casa di mandra e case di abitazione per gli uomini addetti alla
coltura. Due porticali che immettono nella strada di Spaccaforno.
Nell’ex feudo il suddetto signor Don Giorgio ha fatto costruire di
nuova pianta tutti i muri tanto esterni, che quelli di tutte le
divisioni interne che esistono nell’ex feudo… quali migliorie le parti
dichiarono di averle verificate.”.
Domenica Tedeschi, durante l’epopea garibaldina, abbandonò il marito per
il patriota Francesco Giardina, al quale successivamente diede un
figlio, morendo però di parto. Il Marchese Giorgio Polara, rimasto solo,
diede incarico che gli fosse trovata la più bella ragazza di Pozzallo.
Caso volle che questa fosse certa Agata Galazzo, figlia quattordicenne
di una numerosa famiglia di marinai, la quale benché fidanzata con un
giovane dello stesso ceto, tal Ferdinando, davanti alla prospettiva di
prendere il posto della fuggitiva marchesa non esitò a recarsi a
palazzo. Da tale vicenda trae origine il detto, ancora oggi in uso a
Pozzallo, "Firdinannu, Firdinannu cu ti resi stu malannu ... t'arruspigghiasti
'na matina e nun truvasti l'Agatina!" (Ferinando, Ferdinando chi ti
ha combinato questo guaio ... ti sei svegliato una mattina e non hai
trovato l'Agatina!).
Nel 1850, la Galazzo diede una figlia al Marchese, Concetta,
nata illegittima e legittimata solo nel 1860 quando, per la morte della
moglie Tedeschi, il Marchese Giorgio poté sposare la Galazzo.
La Villa era ormai in pieno splendore e
Concetta Polara, la Marchesina, giunta in età da marito e
avuti in dote il titolo di Marchesa, le terre e la Villa dello Scaro,
andò sposa a Michele Rizzone Tedeschi,
rampante politico modicano, che per volontà del nonno materno Corrado
Tedeschi aveva anteposto il cognome Tedeschi a quello paterno Rizzone.
Il Senatore Michele Tedeschi abbellì ulteriormente la Villa, ove dimorò
(il 28 ottobre 1960 gli fu conferita la cittadinanza onoraria a
Pozzallo); fu eletto deputato al parlamento italiano nel 20 novembre
1870 e riconfermato tre volte. Si spense serenamente il 14 luglio 1898
nella Villa dello Scaro.
Dal Barone Romualdo Mattia Lorefice Platamone al Senatore Michele
Tedeschi, nella residenza dello Scaro di Pozzallo passò pertanto
l’epopea del potere nella Contea di Modica.
Con atto di donazione del 18 agosto 1897, i coniugi Tedeschi donarono al
minore figlio Corrado Tedeschi il
fondo dello Scaro con casa signorile, giardini, palmento, strettoio,
case coloniche,
tegolara, magazzini ed annessi.
Corrado Tedeschi sposò, l’8 gennaio 1898, la bellissima
Rosalia Nocera
Aliotta, dalla quale ebbe quattro figli: Mimy, Linda, Nino e Bebe. Il
salotto modicano della Marchesa fu allora uno dei più frequentati, i
suoi ricevimenti furono considerati tra i più splendidi e amabili le sue
conversazioni; era infatti una donna colta - si interessava di arte,
letteratura, musica, teatro e sport - e fu donna virtuosa e
caritatevole, che fece sempre ammirevole uso della propria ricchezza
aiutando, in particolare durante la prima guerra mondiale, le famiglie
dei militari, i mutilati, le vedove, gli orfani di guerra, i bambini
degli asili e i bisognosi in genere.
L’improvvisa morte del padre, nel luglio dello stesso anno, mise Corrado
di colpo di fronte alle nuove responsabilità di gestione dei beni
ereditati, che affrontò con buonsenso grazie anche all’aiuto degli
amministratori contabili che da anni frequentavano la Villa e curavano
gli interessi della famiglia e del fondo, fra cui Gaetano La Pira, padre
di Giorgio La Pira.
Rimasto vedovo il 30 aprile 1922, si dedicò alla vita politica locale, favorito anche dal cognome
di prestigio, al quale il padre aveva dato grande notorietà. Con le
nuove norme fasciste, il Prefetto decise di avvalersi della facoltà di
nominare un Commissario Prefettizio al posto del Sindaco decaduto: la
scelta cadde proprio sul Marchese Corrado Tedeschi, che accettò
volentieri, divenendo così il primo Podestà di Pozzallo nominato dopo
l’avvento del regime, figura che riuniva in sé anche le funzioni della
Giunta, del Consiglio e di Ufficiale di Governo.
La “nuova” Pozzallo deve molto alla sua azione politica: avviò i lavori
per l’ampliamento del Cimitero, quelli dell’acquedotto legati alla
sorgente Favara e del rafforzamento del pontile di pietra, per favorire
l’attracco ai piccoli velieri e alle barche dei pescatori. Iniziò i
lavori per la costruzione della piazza grande, oggi Delle Rimembranze,
mattonata, con ai margini 46 palme corrispondenti al numero dei militari
pozzallesi morti in guerra, con al centro il bronzeo Monumento ai
Caduti, realizzato nel 1928 dallo scultore romano Benedetto D’Amore.
All’ingegnere Giovanni Raimondi, progettista della Cappella Gentilizia
della Villa, il Podestà Tedeschi affidò invece i progetti per il nuovo Municipio,
quelli della piazzetta antistante e della Villa Comunale, ornata da
un’artistica inferriata, oggi sostituita. I lavori, eseguiti da
maestranze locali, furono ultimati tra la fine anni Venti
e i primi anni Trenta, abbellendo
ulteriormente il nostro centro storico con tale complesso
architettonico.
Negli anni Trenta, quando il timone del Comune era già passato ad altri
Podestà, il marchese Tedeschi continuò a seguire nel tempo le vicende
cittadine, facendo parte dei vari Comitati sorti per dare maggiore
visibilità al “paese dei bagni”.
Trascorsi gli anni della Seconda Guerra Mondiale, le elezioni
amministrative portarono, nel 1952, il dottor Antonino Giunta alla
carica di Sindaco di Pozzallo: il Marchese Corrado Tedeschi ne fu
Assessore fino al 1956, anno che, per motivi di salute, segnò il ritiro
dalla scena politica cittadina.
Peraltro, agli acciacchi si era aggiunta una riduzione delle sue
sostanze e per necessità dovette vendere buona parte dei feudi
ereditati. Provò in tale occasione l’amarezza di constatare
l’allontanamento di persone che erano state da lui gratificate,
ricambiandolo poi, nella cattiva sorte, col silenzio e l’ingratitudine.
Nel 1955 abbandonò la Villa dello Scaro, ormai troppo grande per una
sola persona in difficoltà economiche e troppo lontana dal centro
storico per gli acciacchi dell’età, e si trasferì in una casa molto più
modesta, in piazza Mercato, più vicina al centro.
Dopo alcuni giorni di malattia, il Marchese Corrado Tedeschi si spense
il 27 dicembre 1957, all’età di 80 anni. La Cappella gentilizia della
Villa dello Scaro, che dopo di lui, per tutti “u Marchisi”, fu
identificata come la “Villa Tedeschi”, ne accolse le spoglie accanto a
quelle degli avi.
La Villa fu acquistata nel 1979 dal Comune e oggi, dopo un recente
restauro, è sede della Biblioteca Comunale e della annessa Galleria
Museale, nonché vitale centro culturale.
Si ringrazia Rosario Distefano per la preziosa collaborazione.
Fonti: Piero Murè, “Lo Scaro di Pozzallo e la Casina delle
Delizie” – Luigi Rogasi, “Pozzallesi del XX secolo” – Teresa
Spadaccino, “La Sicilia dei Marchesi e dei Monsù”.
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