COMUNE  DI  POZZALLO
Provincia di Ragusa
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Giovanni Lucenti - Biografia


Giovanni Lucenti

Pozzallo, 10 maggio 1944

Pozzallo, 9 agosto 1991

Fin da quando frequentava l’Avviamento professionale, l’unica scuola secondaria esistente a Pozzallo, cominciavano ad affiorare in lui tendenze artistiche, che lo portavano a ritrarre tutto ciò che aveva dinanzi, persone, animali, nature morte e quanto riusciva ad interessarlo.
 

Questa sua inclinazione poteva peraltro trovare spazio soltanto all’Istituto d’Arte di Siracusa – il più vicino a Pozzallo – dove, con buoni risultati, studiò pittura, disciplina verso la quale dimostrava quella straordinaria versatilità che lo avrebbe ben presto avviato verso un cammino più confacente alle sue attitudini.
 

Terminato il corso di studi nel 1963, ad appena 19 anni, prese la coraggiosa decisione di affrontare il giudizio della critica e del pubblico, partecipando con diverse opere a mostre collettive o personali, riscuotendo ovunque gli apprezzamenti di una critica severa ma gratificante per un giovane alle prime armi.
 

Viveva infatti la pittura in maniera intensa e vi si immedesimava appieno, perché da essa riceveva soddisfazione ed incoraggiamento per opere ricche di fascino che, grazie alla loro luminosità ed alla loro bellezza, riuscivano a catturare perfino l’attenzione degli osservatori molto attenti.
 

Rodolfo Cristina, pittore noto in campo nazionale, e Beppe Assenza, filosofo dell’Arte a livello europeo, lo riconobbero come pittore assai dotato e serio. Dino Villani lo ricorda come “un artista siciliano che si distingue dalla maggior parte dei suoi colleghi conterranei” che usano alterare “il colore della loro terra”, mentre egli riesce a trasfigurare “in una atmosfera lirica, il paesaggio che ha intorno”. Il critico Gioacchino Lentini lo definì “un poeta della pittura”, concetto poi ribadito da Armando Galea, che nella produzione artistica di Giovanni Lucenti, trova i motivi ispiratoti della sua pittura, una pittura che delizia l’occhio ma anche il cuore per il suo contenuto poetico.
 

Critica incoraggiante, in grado di dargli la spinta giusta per aiutarlo ad affinare la sua sensibilità di artista: sensibilità che lo portava a dedicarsi anche, con estrema naturalezza, a tempere, acquerelli, disegni ed acqueforti, dando così libero sfogo alla sua ricca fantasia e confermando in lui l’immediatezza dell’immagine che è propria dei pittori impressionisti.
 

Ne sono testimonianza i suoi quadri, dove case, terra e muri, sabbie e paesaggio, fanno avvertire perfino il passaggio delle stagioni, mettendo in evidenza la sua gioia e la sua malinconia, la sua sensibilità, i pensieri e le preoccupazioni del momento: motivo per cui era facile intravedere nella sua opera il riverbero della sua anima poetica, alimentata dalla lettura dei nostri maggiori poeti. Era anzi poeta egli stesso, come fa fede “Conosco”, datata 5 marzo 1969, una delle tante poesie scritte nei momenti di maggiore ispirazione: “C’è al mio paese / un lungomare / aperto ad occidente / dove sovente / sul far della sera / il cielo mi svela / un così iridescente fulgore / che in esso spaziare vorrei / Eterno come /sorriso di luce”.
 

A 36 anni decise di dare completezza alla sua vita e sposò Salvina Nuzzarello, con la quale condivise, da quel momento, gioie, dubbi, aspirazioni ed incertezze, assieme alle gratificazioni della critica, dalla quale arrivavano comunque stimoli per nuovi traguardi, stimoli ulteriormente accentuati dalla nascita dei tre figli.
 

Famiglia e lavoro furono per lui un binomio costante di serenità, al quale sentiva la necessità di aggiungere altresì il desiderio di comunicare agli altri la sua innata passione: e lo realizzò insegnando Educazione Artistica prima a Scicli e poi a Pozzallo, dove rimase fino ai suoi ultimi giorni.
 

E fu un insegnante aperto, comprensivo, generoso, convinto di poter offrire ai giovani qualcosa di veramente suo: voleva infatti riuscire a far capire loro quanta gioia possano dare colori e pennelli e come un quadro possa destare entusiasmo e suscitare momenti di serenità a chi si sofferma per ammirarlo. Per di più, egli riteneva il colloquio con gli adolescenti oltremodo salutare mentre, i risultati ottenuti, erano la conferma della validità di un insegnamento intensamente vissuto.
 

Probabilmente, questi furono gli anni di maggiore creatività, come si evince dalla critica che continuava a riservargli valutazioni lusinghiere.
 

Ed il successo non gli era mancato neanche nell’ultima mostra alla quale aveva partecipato, quella sugli Artisti contemporanei, allestita dal 7 al 30 giugno nella Galleria d’Arte “Il Guercino” di Milano, assieme a Fratantonio, Magneco, Fiume, Venditti ed altri noti pittori italiani.
 

Purtroppo, il 9 agosto 1991, a soli 47 anni, un tumore ai reni non diagnosticato in tempo pose fine ad una vita costellata sì da successi artistici, ma anche da sofferenze fisiche, verso le quali la medicina si era dimostrata impotente: morte, preceduta da cinque lunghi mesi di tribolazioni, che fu uno strappo traumatico per la giovane moglie e per i tre figli, tutti sotto i dieci anni, ma lo fu anche per la nostra città che, con la sua scomparsa, perdeva un pittore di valore al quale erano state negate le opere della maturità, che sono notoriamente il compendio di una vita.
 

Artisticamente parlando, Giovanni Lucenti aveva senza dubbio goduto di quel grande dono naturale che appartiene soltanto a pochi privilegiati: saper parlare agli altri con il linguaggio dei colori, espressione sostanziale della versatilità, dei sentimenti e dell’anima di un pittore, la cui opera è destinata a durare nel tempo. Perché le sue tele sono una testimonianza tangibile che va oltre la vita: grazie soprattutto alla sua pennellata elegante che riusciva a fondersi con le sottili vibrazioni del colore, in un clima poetico di grande respiro.

 

Fonte: Luigi Rogasi, Pozzallesi del XX secolo, cento nomi da non dimenticare.

 

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